La sofferenza è una specie di bisogno dell’organismo di prendere coscienza di uno stato nuovo.
Marcel Proust
Chi non ha mai conosciuto una persona depressa o sperimentato almeno una volta nella vita un episodio depressivo in qualche forma? Ma si può curare la depressione, come?
Definito il “male oscuro”, la depressione è aumentata vertiginosamente negli ultimi 10 anni.
“I buchi neri non sono neri come li abbiamo dipinti. Non sono le prigioni eterne che un tempo pensavamo fossero. Si può uscire da un buco nero, anche verso un altro universo. Quindi se vi sentite intrappolati in un buco nero non mollate, c’è sempre una via di uscita“.
Due anni fa Stephen Hawking, durante una conferenza tenutasi alla Royal Institution di Londra aveva voluto dedicare un pensiero a chi soffre di depressione. Con un poetico parallelismo tra la loro condizione e i buchi neri, uno tra i più noti e conosciuti fisici teorici al mondo, sottolinea l’importanza di guardare la vita con positività nonostante le difficoltà che il destino pone lungo il cammino.
Partiamo dai numeri
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2015), 300 milioni di persone, circa il 4,4% della popolazione mondiale, sono affetti da depressione. Ne soffrono in maggior modo le donne (5,1%) rispetto agli uomini (3,6%), e gli anziani rispetto ai giovani. Alla depressione sono collegati anche i disturbi d’ansia, aumentati del 18% dal 2005.
Vista l’incidenza di questo disturbo l’OMS ha lanciato la campagna “Parliamo di depressione” (Depression:Let’s talk) e istituito la Giornata mondiale della salute dedicata proprio a questa malattia, che cade il 7 di aprile. Obiettivo: incoraggiare chi ne soffre a parlare della propria esperienza e invogliare a curare la depressione, cercando un valido aiuto. Questo perché la depressione risulta molte volte una problema nascosto e subdolo.
Cosa è concretamente la depressione
Stanchezza, perdita di energia, demotivazione, apatia, crisi di pianto, isolamento sociale ma anche ansia, preoccupazione e ricorrenti pensieri di morte. Si aggiungono a tutto ciò sintomi legati alle funzioni vitali quali il sonno, l’alimentazione e la sessualità. Questi i principali indicatori di uno dei problemi più ricorrenti nella popolazione mondiale: la depressione.
La persona depressa è come se vivesse in una prigione, intrappolata nella sensazione di essere vittima di un qualcosa che non può combattere e superare, per tale ragione rinuncia. Trascorre il proprio tempo ad analizzare se stessa nel profondo. Il pensiero è costante, ridondante, rigido e tale da spegnere la capacità di agire e diminuire la volontà attraverso infiniti “se” e “ma”.
La confusione a livello cognitivo, emotivo e comportamentale conseguente a questi vissuti può auto-alimentarsi all’infinito e far si che questo disordine transitorio diventi una malattia vera e propria.
Cosa ci indica la depressione? Un cambiamento!
La depressione è un indicatore della necessità di un cambiamento nella relazione tra la persona, gli altri e il mondo. Un cambiamento della modalità di leggere la realtà che circonda chi ne soffre.
La risposta della persona e del suo contesto (famiglia e amici) sono fondamentali per la risoluzione di questo problema. Spesso infatti avviene che la persona sia ricoperta di attenzioni familiari e amicali che spingono a curare la depressione solo farmacologicamente e a identificarlo con molta probabilità nel ruolo di depresso. Tale proiezione esterna viene interiorizzata dalla persona la quale assumerà l’incarico del malato, che diventerà difficile da abbandonare.
Infatti, più o meno consciamente, il ruolo di depresso procura a chi lo interpreta diversi “vantaggi”, come il poter “non-scegliere”, il poter “dire di no” e la possibilità di “rimandare a tempo indeterminato” il proprio processo di crescita. Ovviamente, si tratta di vantaggi secondari, per lo più inconsci, che alimentano la convinzione “io sono un malato, io non ce la faccio” e, quindi, la frequenza e l’intensità dei sintomi. In tali condizioni, percependosi la vittima di un mondo ingrato, crudele e di una realtà immodificabile, l’individuo rinuncia.
Quindi se si è in contatto con persone che soffrono di questo problema l’atteggiamento consolatorio non fa che alimentare il problema come anche il cercare di minimizzare una situazione vissuta invece da loro come enormemente dolorosa.
Stimolo per il cambiamento sarà invece quello di non far sentire la persona nella posizione di vittima ma invece un soggetto che attivamente, con le sue risorse, caratteristiche e qualità può curare la depressione che in “questo momento” della sua vita la sta attraversando.
Curare la depressione: consigli utili
Conclusione
La depressione considerata la malattia del secolo non deve essere sottovalutata e vanno prese le giuste misure per affrontarla e far si che non diventi un problema cronico, una costante della vita.
L’atteggiamento dell’individuo che ne soffre è fondamentale quanto il contesto che lo circonda. Una visione totalizzante del disturbo, di un qualcosa di irrimediabile e definitivo, porta solo all’immobilità e quindi alla rinuncia a vivere.
Curare la depressione si può! Attraverso una psicoterapia ad esempio può essere affrontata anche in tempi brevi e rappresentare, per chi la supera e risolve una eccezionale occasione di sviluppo, auto-consapevolezza, evoluzione e breve e a lungo termine.
Dott.ssa Valentina Nichil – Psicologa Psicoterapeuta
Per approfondimenti:
Nardone G. Watzlawick P (2015) “L’arte del cambiamento. La soluzione dei problemi psicologici personali e interpersonali in tempi brevi”. Tea, Milano.
Nardone G. (2007) “Cambiare occhi toccare il cuore”, Ponte alle Grazie, Milano, Collana Saggi di Terapia Breve diretta da Giorgio Nardone
Muriana E., Verbitz T. ( 2006) “I volti della Depressione”, Ponte alle Grazie, Milano, Collana Saggi di Terapia Breve diretta da Giorgio Nardone